Le RAC: reazioni avverse al cibo nel cane e nel gatto
Pubblicato il 23 Febbraio 2021
Poiché le intolleranze alimentari mimano i sintomi delle allergie alimentari, è pressoché impossibile differenziarle clinicamente e proprio per questo viene usato il termine riassuntivo di reazioni avverse al cibo (RAC). Possono coinvolgere diversi apparati, da soli o in associazione.
Una reazione avversa al cibo è una qualsiasi risposta anomala dell’organismo all’ingestione di cibo o sostanze alimentari; è possibile generalmente distinguere tra reazioni di tipo tossico e reazioni di tipo non tossico.
Le reazioni di tipo tossico
Sono prevedibili e possono interessare ogni soggetto in quanto strettamente correlate alla tossicità e alla dose della sostanza ingerita. Tra queste si possono considerare alcune sostanze tossiche naturali come i funghi velenosi, le metilxantine da ingestione di cioccolato, le tossine batteriche come la tossina botulinica presente negli alimenti avariati, e tutte quelle sostanze che possono contaminare gli alimenti nelle fasi di produzione, lavorazione o di conservazione.
Le reazioni di tipo non tossico
Le reazioni di tipo non tossico non sono invece prevedibili poiché dipendono da una suscettibilità individuale al componente specifico sospettato di provocare avversità. Sotto questa seconda definizione rientrano l’intolleranza e l’allergia alimentare o ipersensibilità, in funzione del meccanismo patogenetico scatenante:
- Reazioni non immunomediate (Intolleranze alimentari)
- Reazioni immunomediate (Allergia alimentare o Ipersensibilità)
L’Intolleranza alimentare
Le intolleranze alimentari sono reazioni avverse agli alimenti e possono essere distinte in relazione alla causa scatenante:
- Enzimatica o metabolica causata dall’incapacità di metabolizzare determinate sostanze presenti negli alimenti, conseguenti alla mancata produzione di specifici enzimi. Ne è un esempio l’intolleranza al lattosio. La sintomatologia sarà prevalentemente gastroenterica, caratterizzata da tensione addominale, meteorismo, diarrea, secondarie a fermentazioni anomale a livello di intestino per la mancata digestione del latte. Fisiologicamente, infatti, sia i cuccioli di cane che di gatto hanno livelli di lattasi sufficienti per la digestione delle componenti glucidiche del latte materno; questi enzimi, però, tendono a scomparire nel corso della vita dell’animale, determinando la sintomatologia sopra descritta nel soggetto adulto. Reazioni avverse saranno possibili anche nel caso in cui ai cuccioli/gattini venga somministrato latte vaccino, in quanto caratterizzato da una composizione differente da quello materno.
- Farmacologica: dovute all’effetto di una sostanza presente nell’alimento che mima il meccanismo d’azione di una sostanza farmacologica conosciuta. A tal riguardo non si ha una grande casistica negli animali da compagnia se non per qualche fenomeno di intolleranza legata all’ingestione di tonno e sgombro nel cane (istaminosi).
- Da additivi: reazione individuale che avviene già alla prima ingestione di sostanze innocue a seguito della degranulazione non immunomediata dei mastociti. Negli animali da compagnia si sono sospettati alcuni casi correlati a coloranti o additivi utilizzati.
L’allergia alimentare
Le allergie alimentari riconoscono un meccanismo patogenetico che coinvolge il sistema immunitario.
L’eziologia delle allergie alimentari non è ancora perfettamente conosciuta, ma alla base c’è un’ipersensibilità individuale verso componenti alimentari (proteine, lipoproteine, polipeptidi, glicopro teine) che, superata la complessa barriera intestinale, interagiscono con il sistema immunitario locale (GALT) scatenando la reazione allergica. Di qui l’importanza di un corretto “effetto barriera” da parte dell’intestino, costituito principalmente dall’azione di enzimi specifici, dal muco, dalla peristalsi, e da meccanismi immunoregolatori. Dall’analisi di studi scientifici inerenti l’argomento (Roudebush, 2005), si evince come gli animali da compagnia abbiano sviluppato nel tempo forme di intolleranza/allergia nei confronti di alimenti quali prodotti caseari, prodotti derivati dal grano, uova, agnello e soia. Nel cane risultano esser rare le reazioni avverse alla carne di maiale, riso e pesce.
Reazioni avverse alle proteine animali
Molti cani e gatti sviluppano una particolare avversità ad alcune fonti proteiche di origine animale; come già detto le cause possono essere molteplici, dalla qualità delle materie prime, al tipo di allevamento a cui sono sottoposti i capi durante la loro vita, dal costituente in formulazione (fresco e/o farine), oppure ai conservanti aggiunti alle carni.
I sintomi: un campanello d’allarme
Reazioni cutanee. Le irritazioni cutanee e il prurito sono i sintomi più comuni, tra questi possono comparire prurito non stagionale, eritemi, lesioni epidermiche alla base o all’interno dell’orecchio e sul collo, irritazione nella zona perianale, arrossamento, edema, alopecia, prurito.
Apparato gastro-intestinale: vomito, diarrea, flatulenza, meteorismo, frequenti eruttazioni e singhiozzi, coliti, fenomeni di malassorbimento, tenesmo, stipsi alternata a diarrea con presenza di muco nelle feci. La presenza di tre evacuazioni al dì in un cane con forte prurito deve mettere in sospetto il proprietario nei riguardi di questa patologia. Più difficile risulta sospettarla in caso di sintomi gastro-intestinali a carattere cronico, intermittente o addirittura sporadico particolarmente presente in cani con predisposizione familiare.
Apparato respiratorio: riniti, sinusiti, sindromi simil-asmatiche ricorrenti con mancanza del respiro, tosse.
Apparato oculo-congiuntivale: congiuntiviti ricorrenti, frequenti lacrimazioni.
Apparato urogenitale: cistiti ricorrenti (più frequenti nel gatto), urinazioni frequenti.
Sistema nervoso centrale: fenomeni di iperattività, sbalzi di umore, crisi epilettiche, generale tendenza a ingrassare (accompagnata da notevole gonfiore addominale), tendenza a non assimilare (accompagnata da fenomeni di coliti frequenti), affaticamento precoce.
A livello sistemico: significativa perdita di peso legata a proteinodispersione intestinale da aumento della permeabilità dell’intestino stesso, shock anafilattico.
L’incidenza
La possibile insorgenza avviene, nel cane, a qualsiasi età, dai 4 mesi ai 12 anni, ma prevalentemente prima dell’anno di età.
Fra le razze canine più sensibili alle allergie e alle intolleranze alimentari troviamo: Pastore tedesco, Dalmata, Labrador e Golden Retriever, Boxer, Cocker Spaniel, Westhighland White Terrier, Setter Irlandese, Mastino napoletano ma anche molti incroci.
Una tecnica diagnostica: la dieta a eliminazione
In presenza di sintomi conclamati, una delle tecniche consigliate per effettuare una diagnosi di sensibilità è quella di utilizzare la prova di eliminazione del cibo, ovvero escludere man mano alcuni tipi di alimenti e vedere quando il problema non si presenta più.
Gli esami del sangue non sono infatti in grado di individuare la sostanza che causa l’intolleranza alimentare: non c’è sufficiente correlazione tra i risultati delle prove allergologiche sul sangue, e la risposta intollerante dell’organismo del cane e del gatto verso l’allergene alimentare.
Si potranno così escludere dalla dieta di cane e gatto i componenti incriminati e si potrà individuare l’alimento più adatto alle loro specifiche esigenze.
La corretta scelta nutrizionale
In caso di ipersensibilità alimentare la prognosi è generalmente buona se trattata con una dieta corretta che escluda l’allergene incriminato pur fornendo tutti i nutrienti necessari al mantenimento di una condizione di benessere dell’animale. La soluzione migliore consiste nella scelta di una dieta che includa una sola fonte proteica, priva degli allergeni chiamati in causa, e consona alle esigenze nutrizionali dell’animale.